30 aprile 2007

UNA POESIA DI TRILUSSA

La lettura di alcuni articoli, in particolare sulle pagine della cronaca portuense, in questi ultimi giorni mi hanno fatto venire in mente una poesia di Carlo Alberto Salustri più noto con lo pseudonimo di "TRILUSSA", poeta italiano noto per le sue composizioni in dialetto romanesco, che riuscì ad elevare a lingua letteraria.

Dedicatela a chi volete ....

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La cornacchia libberale

Una cornacchia nera come un tizzo,
nata e cresciuta drento 'na chiesola,
siccome je pijò lo schiribbizzo
de fa' la libberale e d'uscì sola,
s'infarinò le penne e scappò via
dar finestrino de la sacrestia.

Ammalappena se trovò per aria
coll'ale aperte in faccia a la natura,
sentì quant'era bella e necessaria
la vera libbertà senza tintura:
l'intese così bene che je venne
come un rimorso e se sgrullò(1) le penne.

Naturarmente, doppo la sgrullata,
metà de la farina se n''agnede,
ma la metà rimase appiccicata
come una prova de la malafede.
- Oh! - disse allora - mo' l'ho fatta bella!
So' bianca e nera come un purcinella...

- E se resti così farai furore:
- je disse un Merlo - forse te diranno
che sei l'ucello d'un conservatore,
ma nun te crede che te faccia danno:
la mezza tinta adesso va de moda
puro fra l'animali senza coda.

Oggi che la coscenza nazzionale
s'adatta a le finzioni de la vita,

oggi ch'er prete è mezzo libberale
e er libberale è mezzo gesuita,
se resti mezza bianca e mezza nera
vedrai che t'assicuri la cariera.


(1) Scrollò, scosse.

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